Nicola Lecca - sito ufficiale
PRESENTAZIONE

» Vivere su un'isola
» L'amata Europa
» Londra
» Un vagabondo innamorato dell'Islanda
» Maestri



Vivere su un'isola
A 14 anni compiuti, Nicola Lecca non aveva ancora lasciato la Sardegna. Una mattina, la maestra della scuola elementare presso cui era iscritto assegnò il tema in classe: "Guardando dal finestrino dell'aereo penso". Il nostro scrittore alzò subito la mano per confessare, fra le risate dei compagni, che lui l'aereo non lo aveva mai preso e che quel tema non avrebbe potuto svolgerlo. Ma la maestra - forse perché insegnava in una scuola privata per bambini ricchi, che di sicuro erano già stati a Monte-Carlo almeno due volte - non gli credette e lo costrinse a trascorrere il resto della mattina in castigo, dietro la lavagna.
Era forse così strano che le spiagge di Villasimius bastassero a riempire le estati di un bambino?
L'età dei viaggi, dunque, è cominciata con ritardo ma è stata intensa. Da bambino Nicola Lecca, dietro la lavagna della scuola elementare, giurò a sé stesso che avrebbe visitato 100 città. Sembrava uno di quei propositi infantili sui quali si sogna, ma che mai si realizza. Invece queste cento cittą alla fine le ha visitate per davvero: e, anzi, ne ha ormai collezionate ben pił del doppio. Fra tutte ha preferito: Stoccolma per la bellezza formale, Broadstairs per la malinconia offerta dalle maree, San Pietroburgo per la grandiosità, Reykjavík per l'onestà dei suoi abitanti, Györ per il barocco disperante dei suoi palazzi, Trieste per il molo Audace e, naturalmente, Parigi.
Per Nicola Lecca viaggiare è diventata, ormai, un'abitudine, quasi una maniera di vivere: una necessità che i suoi occhi hanno per continuare a stupirsi scoprendo luoghi sempre nuovi (magari nascosti in quelli già conosciuti) alla ricerca delle diversità dei popoli, da Nord a Sud, da Est a Ovest.

L'amata Europa
Nell'estate del 2000 l'Istituto Italiano di Cultura di Berlino ha scelto Nicola Lecca per rappresentare l'Italia a bordo del Literaturexpress, un treno speciale, voluto, fra gli altri, dall'UNESCO, con a bordo 100 scrittori di 43 diversi paesi.
Il viaggio è durato quasi due mesi e il treno ha attraversato tutta l'Europa da Lisbona a Mosca, passando per Madrid, Bordeaux, Parigi, Lille, Bruxelles, Dortmund, Hannover, Malbork, Kaliningrad, Vilnius, Riga, Tallin, San Pietroburgo, Mosca, Minsk, Brest, Varsavia e Berlino.
L'esperienza a bordo del Literaturexpress è stata molto formativa per il nostro scrittore e gli ha permesso di visitare l'Est un attimo prima che cambiasse per sempre. Viaggiare insieme a 100 colleghi appartenenti a etnie così diverse fra loro è stato stimolante e gli ha permesso di conoscere fino in fondo e di poter testimoniare le tante diversità dell'Europa.
Il Literaturexpress ha viaggiato lungo la linea del Nord-Express, un convoglio voluto dal banchiere belga George Nagelmackers. All'epoca, per unire Lisbona a Mosca, ci volevano 84 ore: ma gli scrittori hanno impiegato ben di più, sostando in tante città per tenere conferenze nelle biblioteche e nelle Università o, magari, per incontrare i lettori nelle piazze.
Fu particolarmente sconvolgente e, insieme, stimolante passare rapidamente da Minsk - dove anche la libertà di opinione era negata - alle modernità post-muro di Berlino Ovest. Fra le tante emozioni di quel viaggio Nicola Lecca ricorda l'incontro con José Saramago, la visita alla tomba di Kant a Kaliningrad, i palazzi Liberty di Riga e il breve discorso pronunciato al Parlamento Europeo a proposito del futuro dell'arte nell'Unione Europea
Eccone un breve stralcio:
"Volendo fare una metafora musicale il Literaturexpress ricorda un po' i Tre pezzi per grande orchestra di Alban Berg, dove i tanti strumenti suonano insieme senza mai fondersi completamente e mantenendo dunque ben diviso dagli altri il proprio carattere. I fiati, gli archi, i legni e le percussioni suonano, e i loro suoni esistono nello stesso momento insieme e separatamente. Proprio come quest'Europa che si sta formando, giorno dopo giorno, sotto ai nostri occhi.
Un'Europa unita in cui tutte le etnie e le culture esistono, le une insieme alle altre, ma senza più barriere".

Londra
Nel Settembre del 2000, di ritorno dal Literaturexpress, Nicola Lecca ha scelto di vivere a Londra dove ha abitato fino all’estate del 2004. Come capita sempre nelle grandi città le opportunità non sono mancate e il nostro scrittore ha potuto fare la trafila di tutti i possibili lavori. Da lavapiatti nel cafè della Tate Gallery è stato presto promosso cameriere, poi cassiere, steward, e così via fino a diventare uno degli Executive Officers della Royal Festival Hall. Qui ha lavorato per più di tre anni, amando molto il privilegio di assistere a straordinari concerti, fra i quali ricorda, con molta nostalgia, Simon Rattle dirigere l'Orchestra Filarmonica di Berlino, Jane Birkin, Joshua Redman, David Bowie, Susanna Baca, Gil Shaham e Andreas Scholl. Fin dal 2004 Nicola Lecca si considera uno scrittore nomade e ha abitato per lungo tempo in varie cittą fra cui Barcellona, Visby, Venezia, Reykjavķk, Visby, Vienna e Innsbruck.

Un vagabondo innamorato dell'Islanda
Ormai da alcuni anni Nicola Lecca viaggia per l'Europa senza fissa dimora: Ungheria, Svezia, Spagna e Grecia sono i paesi in cui ha recentemente abitato. Come al solito non ha resistito alla tentazione di trascorrere l'inverno in Islanda, che lui ama più di qualunque altra terra e visita di frequente, avendola scelta come scenario per il suo romanzo "Hotel Borg" pubblicato da Mondadori nel 2006. Dell'Islanda, il nostro scrittore ama soprattutto l'incanto notturno dell'Aurora Boreale, i giorni senza luce e quelli senza buio, l'onestà esemplare delle persone, il silenzio, la natura selvaggia, il mare nero e livido e i gabbiani docili che camminano insieme ai passanti lungo i marciapiedi della capitale.

È possibile condividere le immagini di viaggio di Nicola Lecca seguendo questo link.

Maestri
Per Nicola Lecca i libri hanno un effetto ipnotico: sono, insomma, come tante porte magiche, entrando dalle quali il lettore dimentica la sua vita , per vivere quella dei personaggi creati dagli scrittori. I suoi autrori preferiti sono Proust, Musil, Sartre, Camus, Thomas Bernhard, Stig Dagerman e Ingeborg Bachmann.
I suoi maestri, tuttavia, sono tutti Italiani. A cominciare da Francesco Rana che, fin da giovane, gli ha insegnato un metodo di lavoro e l'abitudine di prendere sempre appunti, per non lasciare mai che l'ispirazione andasse via senza essere stata fissata sulla carta.
A Pirandello e Buzzati deve la passione per i racconti brevi, fulminei, mentre da Mario Rigoni Stern ha imparato l'incanto della semplicità.
Di Giovanni Raboni, Gian Piero Bona e Patrizia Valduga ha molto amato la poesia, mentre Sergio Maldini gli ha insegnato l'ironia. Il suo romanzo "La Casa a Nord Est" è, ancora oggi, il libro cui Nicola Lecca si sente più vicino.
Nel cinema lo affascinano i vecchi film con Bette Davis e specialmente "Che fine ha fatto Baby Jane?" di Robert Aldrich.
Fra i tanti registi ha preferenza per Ingmar Bergman, Luchino Visconti e Lars von Trier.
Ma è la musica la sua forma d'arte preferita: da Bach a Sigur Rós, passando per il Jazz d'improvvisazione, Paolo Conte, Patrick Wolf e Fabrizio De Andrè, con una particolare preferenza per lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi.
Nicola Lecca è particolarmente grato a quegli scrittori e poeti che, con il loro apprezzamento e il loro supporto, lo hanno incoraggiato a scrivere quando ancora aveva 20 anni e le sue opere erano inedite.
Si tratta di Sergio Maldini, Giovanni Raboni, Mario Rigoni Stern, Gian Piero Bona e Cesare De Michelis.





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